Vincitore del Premio Oscar 2024 come Miglior Film d'Animazione, Il ragazzo e l'airone è solo uno dei numerosi successi di pubblico e di critica nati dalla mente del regista giapponese Hayao Miyazaki e del suo Studio Ghibli.
La storia dello Studio Ghibli è legata indissolubilmente ai suoi due fondatori, Hayao Miyazaki e Isao Takahata. Toshio Suzuki, il produttore, è una figura quasi terza, non esterna, ma che comunque ha sempre fatto, fin dal primo istante, da sostegno ai due registi. Lo Studio Ghibli è nato come una necessità. Dopo il successo di Nausicaä della Valle del vento, tratto da un manga di Miyazaki e prodotto da Takahata, era fondamentale riuscire a darsi una forma più organizzata.
Nel corso della sua vita, lo Studio Ghibli ha superato diverse difficoltà e diverse sfide. Sia di natura economica che di natura artistica. Ha vinto Premi ambiti come gli Oscar ed è stato – piuttosto velocemente, va detto – riconosciuto a livello mondiale. Partiamo, però, dall’inizio. Prima di tutto, il nome. Ghibli era il modo in cui il Caproni Ca.309, un bimotore, veniva indicato. Quindi, in teoria, la pronuncia dovrebbe essere italiana. In realtà, seguendo le regole giapponesi, lo Studio Ghibli viene chiamato Studio "Gibli" (g dolce).
Quando hanno fondato lo Studio, Miyazaki e Takahata, che si erano conosciuti anni prima lavorando per la televisione, sentivano la necessità di essere più liberi e indipendenti e di poter percorrere una strada differente rispetto a quella che altri, prima di loro, avevano già intrapreso. Volevano sviluppare film d’animazione per tutti, pensati per il cinema. Ed è sempre stata questa, alla fine, la loro bussola artistica. Dopo il successo di Nausicaä, è toccato a Laputa (in italiano Il castello nel cielo). E dopo Laputa sono arrivati contemporaneamente Il mio vicino Totoro e La tomba delle lucciole.
In questo modo, per la prima volta, nello Studio Ghibli si è formata come una divisione interna: una parte doveva sostenere Miyazaki, mentre l’altra doveva sostenere Takahata. Leggendo interviste, non è raro trovare passaggi in cui Miyazaki si diceva annoiato, se non addirittura arrabbiato, per l’atteggiamento di Takahata, che sembrava non credere abbastanza nel suo lavoro. La competitività, soprattutto da parte di Miyazaki, era piuttosto evidente.
Questa contemporaneità di uscite è andata avanti per diverso tempo, anche per merito di Suzuki, che ha visto nei due registi due approcci completamente diversi rispetto alla cosa raccontata. Se Miyazaki ha scelto, in particolare all’inizio della sua carriera, un approccio quasi favolistico, Takahata è stato più duro e concreto, probabilmente per la differenza di età che li separava (Takahata era più grande di Miyazaki di sei anni, ed è sempre stato, in un modo o nell’altro, il suo maestro; ne Il ragazzo e l’airone è particolarmente evidente e significativo).
Vista la mole di lavoro che sia Takahata che Miyazaki hanno dovuto affrontare, lo Studio Ghibli si è dato, più volte, diverse strutture, arrivando ad assumere a tempo pieno i propri animatori. Per non sprecare risorse, sono stati prodotti anche altri film, diretti da altri registi. Probabilmente questa decisione è stata presa per provare a trovare più voci e riferimenti all’interno dello Studio e per renderlo una realtà più simile alle grandi case d’animazione americana.
Il primo film non diretto da Miyazaki o Takahata è stato Si sente il mare di Tomomi Mochizuki. Più avanti, tra l’uscita di Pom Poko di Takahata e Principessa Mononoke di Miyazaki, nel 1997, c’è stato I sospiri del mio cuore di Yoshifumi Kondō. Il discorso della successione nello Studio Ghibli è sempre stato un discorso importante. Vuoi perché, a un certo punto, ha fatto il suo esordio alla regia Gorō Miyazaki, figlio di Hayao. Vuoi pure perché, come ha sottolineato spesso Suzuki, era importante pensare al futuro e valutare se continuare a tenere in piedi o meno una realtà simile.
Nel corso del tempo, si sono inseguiti diversi nomi per raccogliere l’eredità di Miyazaki e Takahata, tra cui quello di Hideaki Anno, il creatore di Evangelion. Oggi, come sappiamo, lo Studio Ghibli è stato acquisito da Nippon TV, diventandone, di fatto, un’estensione. Ma torniamo, per un momento, a Takahata e Miyazaki. Nel 2013, hanno entrambi diretto quello che doveva essere il loro ultimo film: Takahata dirige La storia della Principessa Splendente, dove viene raggiunto un livello di sintesi tra tratto e narrazione incredibile; Miyazaki dirige Si alza il vento. Dopo pochi anni, però, Miyazaki ha deciso di ritornare a lavorare e ha cominciato a sviluppare il suo nuovo film. Fino alla scomparsa di Takahata, doveva raccontare il loro rapporto. Poi, come ha spiegato Toshio Suzuki, si è trasformato in altro.
Lo Studio Ghibli rappresenta un’eccellenza all’interno dell’industria cinematografica e audiovisiva, e ha influenzato tantissimi – tantissimi, lo ripetiamo – autori. Non solo in Giappone, ma anche nel resto del mondo. I film che ha prodotto hanno esplorato innumerevoli generi e storie; hanno avuto per protagonisti giovani adulti, ragazzi e bambini. Si sono avventurati ovunque, in mare, tra le montagne e nelle foreste. Sono tornati nel passato, tra le leggende, e hanno aperto uno spiraglio sul futuro.
Per questo motivo abbiamo deciso di elencarli tutti, uno dopo l’altro, in ordine cronologico, in questa lista che include tutte le piattaforme di streaming su cui è possibile noleggiarli, acquistarli e guardarli.