La zona d’interesse di Jonathan Glazer è un film terribilmente attuale. Reduce dalla scorsa stagione degli Oscar con due premi, Miglior Film Internazionale e Miglior sonoro, come nell’omonimo romanzo di Martin Aims da cui è tratto, racconta la vita di Rudolf Höß, comandante delle SS a capo del campo di concentramento di Auschwitz, che vive lì a fianco con la famiglia in una villa. Una regia e interpretazioni straordinarie in grado di offrire una prospettiva inedita per portare sullo schermo il dramma dell’Olocausto. È l’indifferenza al dolore che viene messa sotto accusa, quella del muro che separa l’abitazione degli Höß, dove l’ordinario scorre tranquillamente, dal campo di sterminio. L’orrore è lontano, anche se letteralmente a due passi. È il suono, dagli spari alle grida delle vittime, che ricorda quello che succede fuori. Non è un po’ quello a cui assistiamo oggi? Quante volte ci è capitato di essere indifferenti al male perché reputato “lontano”?