Negli ultimi anni, grazie soprattutto ai servizi e alle piattaforme streaming, il documentario – inteso come linguaggio e non solo come spunto narrativo o produttivo – sta vivendo una nuova primavera. In Italia, c’è stato il caso sensazionale di Ennio, il documentario su Morricone diretto da Giuseppe Tornatore, che è andato benissimo in sala. E quindi diventa importante, alla luce di questo e di altri fattori, come il sempre maggiore interesse nei confronti di docufilm e docuserie, provare a tracciare un quadro di quello che, oggi, è disponibile in streaming. Ci sono diversi titoli in questa lista. Sono tutti lungometraggi: ci sembrava importante partire da questa distinzione. Ognuno, però, ha una propria firma e riconoscibilità. Alcuni sono stati al cinema, altri sono arrivati immediatamente online. Tutti sono specchi che riflettono con chiarezza il potenziale e la forza che questo tipo di racconti può avere. Un documentario non è, come spesso sentiamo ripetere, noioso per definizione; un documentario è una porta su un altro mondo e su un’altra vita, e sta a noi decidere se accettare o meno l’invito che ci viene fatto.
The Pigeon Tunnel di Errol Morris
C’erano due John Le Carré. Il primo viveva nei suoi libri, nei romanzi che scriveva e nelle storie che raccontava. Il secondo, nato con il nome di David Cornwell, era una spia, un uomo che aveva lavorato in piena Guerra Fredda e che ne era uscito vivo. Con il suo documentario, The Pigeon Tunnel, Errol Morris ripercorre la vita di entrambi questi individui e riesce a mettere insieme, quasi naturalmente, luci e ombre del passato di Le Carré, lasciando che a parlarne sia lui stesso. Il documentario, in questo senso, cede il posto al genere: in alcuni momenti, The Pigeon Tunnel sembra un thriller, un giallo di cui aspettiamo la soluzione e i colpevoli. In realtà, è solo la vita con tutte le sue storture, assurdità e vicende. Consigliato a chiunque, non solo agli appassionati di Le Carré.
Billie Eilish: The World’s a Little Blurry di R. J. Cutler
A un certo punto di The World’s a Little Blurry R. J. Cutler scompare; Billie Eilish e la sua famiglia continuano a parlare e a confrontarsi, e la macchina passa in secondo piano. Questo non è un documentario che celebra l’artista: è un documentario che prova a catturare l’essenza della vita di una ragazza, di un’adolescente, che si ritrova all’improvviso ovunque: dai Grammy agli stadi di mezzo mondo. Quello che viene fuori è un ritratto appassionato e, allo stesso tempo, delicato. Che parla ai fan di Billie Eilish ma che riesce, in qualche modo, a tracciare un profilo più ampio sul successo e sugli effetti che può avere sulle persone. Entriamo da una porticina secondaria in un mondo privato, intimo, e ne veniamo abbagliati.
Laggiù qualcuno mi ama di Mario Martone
Massimo Troisi è uno degli attori – e registi, e comici – più apprezzati del cinema italiano. Sapeva trovare le parole e i gesti, era come acqua e fuoco insieme; veniva da Napoli e ne conservava l’animo passionale e pratico. Con i suoi film, è stato in grado di raccontare una generazione confusa, sbaragliata, che non sapeva né a chi rivolgersi né di chi fidarsi. E l’ha sempre fatto con toni leggeri e mai superficiali. Con Laggiù qualcuno mi ama, Mario Martone mette ordine al disordine, raccoglie le voci e i punti di vista; va oltre la maschera e mostra l’uomo. Massimo Troisi diventa un mondo a parte, da scoprire e scrutare. Lontano dai luoghi comuni e, soprattutto, lontano dalle storie sentite e risentite.
Sr. di Chris Smith
Robert Downey Sr., padre di Robert Downey Jr., veniva da un altro tempo e da un’altra America. Con la sua arte ha fatto la storia del cinema indipendente e ha saputo lasciare un segno. Ma la sua unicità non si limitava al set o alle stanze in cui creava; ha sommerso la sua vita e la vita di quelli che gli stavano attorno, a cominciare dal figlio. Sr. è un documentario delicatissimo, che dice tanto di ciò che siamo e del rapporto che, a volte, si può instaurare tra genitori e figli. Gioca con la materia del cinema, va avanti e indietro; accenna soluzioni narrative e idee che poi, semplicemente, non vedranno mai la luce. Il film di Chris Smith è un regalo: e come tale, probabilmente, andrebbe visto.
Fellini: sono un gran bugiardo di Damian Pettigrew
Fellini il genio, Fellini l’artista, Fellini il bugiardo. Damian Pettigrew ha messo insieme interviste e spunti, aneddoti e racconti, e ha creato un suo ritratto del regista italiano. Film, set, immagini: è come un enorme, bellissimo frullatore. Fellini compare all’improvviso, con la sua faccia e i suoi occhiali. Il quadro si allarga e la sua voce riempie ogni cosa. Quando rivede le sue opere, per puro caso, si chiede: ma chi è che le ha fatte? E nelle sue parole non c’è nessuna retorica. È sincero. E nella sua sincerità, assurdamente, un bugiardo. Perché parla dell’artigianato di chi fa film, della sua danza seducente, del plagio con cui cerca di convincere gli spettatori. Fellini conosceva Fellini solo per sentito dire, solo tramite terzi. Eccolo, il suo cinema. Ed ecco il documentario di Pettigrew.
Maradona di Asif Kapadia
Maradona non era solamente un calciatore: con il suo talento, era diventato un simbolo. Nel sud Italia, rappresentava un vero e proprio invito al riscatto, alla passione, alla voglia di riprendere il controllo della propria vita. In un bellissimo articolo pubblicato da La Repubblica, il regista Paolo Sorrentino ha detto che vedendolo i napoletani si sentivano come Napoleone: invincibili e pronti a tutto. Asif Kapadia fa qualcosa di diverso con il suo documentario. Parla del fenomeno e del successo, e s’infila nel dietro le quinte per raccontare i risvolti politici e l’influenza che, volente o nolente, Maradona ebbe su Napoli e l’Italia. Non è un ritratto indulgente, questo. È un ritratto veritiero e dunque bellissimo.
One more time with feeling di Andrew Dominik
All’inizio, One more time with feeling doveva essere solo la registrazione di una performance, della registrazione di un album. Poi, però, si è trasformato in altro e Andrew Dominik ha deciso di andare oltre e di avventurarsi nella vita di Nick Cave. Ovviamente c’è la musica, che è una dei protagonisti principali della storia. Ma c’è soprattutto la catarsi dell’arte e della sofferenza, quello che significa rialzarsi, rimettersi in piedi, e trovare nella propria creatività, nel proprio immaginario, non un porto sicuro in cui rifugiarsi, ma una casa in cui riposare. O almeno: in cui lasciarsi andare. Insieme a Nick Cave, ci sono anche gli altri elementi della band. È tutto teso, concentrato, pieno. E allo stesso tempo, chissà come, delicato.
Punta Sacra di Francesca Mazzoleni
Punta Sacra è un film su un luogo e su un gruppo di persone, ed è un film che Francesca Mazzoleni ha messo insieme appassionatamente, affidandosi alla pancia delle storie e alla loro bellezza. Ciò nonostante, conserva una sua grazia stilistica e una potenza narrativa precisa. Quelle che vediamo sono persone vere; quelle che sentiamo sono le loro vite. Quella che affrontano ogni giorno, e che ogni giorno riescono a superare, è una sfida per la felicità. Madri, figlie, amici. In uno spicchio di Italia, si nasconde il mondo intero con le sue contraddizioni, la sua passione e la sua voglia di meravigliare. Mazzoleni cerca la spontaneità delle reazioni e, contemporaneamente, una chiarezza evidente nel messaggio e nelle voci di chi parla.
Val di Ting Poo e Leo Scott
Val è un’operazione mastodontica, accurata, passionale. Mette insieme ritagli e frame, momenti diversi della vita di Val Kilmer e della sua carriera. È impossibile non rimanerne colpiti o anche solo influenzati. Non c’è nessuna operazione nostalgia. Val Kilmer viene avanti nella sua fragilità, così com’è e com’è stato. E non si nasconde nemmeno per un istante. Il documentario, inteso come linguaggio, può esprimersi al massimo delle sue capacità in questo film. Non c’è intermediazione, non ci sono compromessi; ci sono la voce di Kilmer - la sua bellissima voce - e il suo sguardo. Ciak, si gira.